di Carlo Megali
Alla luce degli ultimi eventi nefasti relativi alla pandemia mondiale del Coronavirus, emerge sempre più con drammatica evidenza l’estrema precarietà economica dei tirocinanti calabresi. La particolarità di questa categoria di lavoratori/apprendisti, selezionati negli anni tramite bandi dalla Regione Calabria, è presto detta: persone, e relative famiglie, sospese in un limbo socio-economico indefinito. Con un’età media superiore ai 35 anni vivono in bilico tra il bisogno e la semi-normalità coltivando, tra le due condizioni, la speranza di un futuro migliore.
Sono di fatto senza diritti previdenziali, quindi lavoratori/non lavoratori. Retribuiti solitamente solo per un anno con cifre tra 500 e 600 euro mensili a seconda del titolo di studio. Tra un “rinnovo” e l’altro, per motivi di ordine burocratico, contabile, di reperibilità fondi, stanziamenti e chi più ne ha più ne metta… passano vari mesi, fino un anno e oltre di fermo come nel caso degli sfortunati area 1 e 2 del settore Mibac.
Sono circa 7000, impiegati a vario titolo negli Enti locali, nelle Amministrazioni Comunali e negli Uffici ministeriali dislocati nel territorio calabrese. Coadiuvano i dipendenti, spesso supplendo alla carenza di organico dovuta al pensionamento per limiti di età, oltre che per “Quota 100”. Spaziano dai TIS, Tirocini di Inclusione Sociale (negli Enti pubblici e privati), al Mibac (nei Musei, Siti archeologici, Archivi di Stato ecc.), al Miur (assistenza nelle scuole) e Giustizia (nei Tribunali).
L’avvento della nuova Giunta alla Regione, e in particolare la delega al Lavoro per il neo Assessore Fausto Orsomarso (del quale alleghiamo il video), sembra aver portato qualche novità positiva. Un buon inizio, attraverso atti concreti come l’emendamento presentato al governo dall’On. Wanda Ferro con lo scopo di far ottenere nell’immediato, vista l’eccezionale criticità sanitaria dovuta al Covid-19, un sussidio a favore dei suddetti tirocinanti.
Sia sulla stampa che sui social, l’on. Orsomarso ha espresso la ferma volontà di proseguire anche “forzando” la normale procedura in modo che la Regione sopperisca alla presumibile mancata risposta dell’Inps per un’indennità di mobilità o qualsivoglia sostegno finanziario. Ben venga tutto ciò! Ma sia anche e sopratutto un punto di partenza concreto per giungere in tempi, non biblici, a una soluzione legislativa così com’è avvenuto di recente per gli LSU/LPU (Lavoratori Socialmente Utili – Lavoratori di Pubblica Utilità). Un tipo di precariato, sottopagato, che subisce lo scotto di un’accanimento terapeutico dell’Europa attraverso l’Austerity e il cosiddetto Patto di Stabilità. Cosa che alla luce degli ultimi avvenimenti appare ormai preistoria.
L’allargamento della distanza sociale non è ormai più un rischio, ma è già realtà. Siamo oltre l’emergenza. E’ tempo di soluzioni immediate che abbiano tempi umani, i tempi della vita di tutti i giorni. Gli stessi che un buon padre di famiglia necessita per procurare quotidianamente il sostentamento ai propri cari. Non più quelli finora immutabili della macchina burocratica di Stato! Ci dev’essere un adesso. E’ giunto il momento di curare un sistema economico ammalato, aggravatosi da terapie del tutto errate. Il quadro già sconcertante dell’inarrestabile disoccupazione in Calabria è destinato a mutare in peggio se non ci sarà un choc economico diretto verso il basso. E’ proprio il basso di cui fanno parte i tirocinanti, lavoratori-disoccupati, praticamente zona ombra del processo produttivo. Uomini e donne che con le proprie famiglie sognano come miracolistico traguardo nientemeno che la noiosa routine di un lavoro stabile.