Don Giancarlo Leone, parroco sella parrocchia B.M.V. Addolorata e Giovanna De Sensi Sestito, professore ordinario, antichista, presso l’Università della Calabria.
Il documento sottoscritto da Papa Francesco e il grande Imam Al-Tayyid.
A distanza di poco più di un mese dall’importante Documento sulla «Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune» firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam Al-Tayyid ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, si è svolto il 7 marzo scorso un incontro di riflessione comunitaria sul Documento nel salone della Parrocchia della B.M.V. Addolorata (Pietà).
Ha introdotto l’argomento il parroco, don Giancarlo Leone, chiarendo che il documento può essere compreso alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II in cui è stato per la prima volta affrontato il tema della libertà religiosa e del rapporto fra la Chiesa e le altre religioni.
Ha sottolineato anzitutto il passaggio, nel Concilio, da un atteggiamento missionario-antagonista ad un atteggiamento basato sul dialogo, e ha richiamato i punti chiave di alcuni documenti come La << Ecclesiam sua>>, la <<Lumen gentium>> e la <<Nostra Aetate>>, in cui viene affermata la necessità del dialogo, viene riconosciuta la possibilità di salvezza eterna a quanti cercano Dio con retta coscienza, viene detto che i vari popoli costituiscono una sola comunità e cercano nelle varie religioni la risposta ai problemi della condizione umana, viene dichiarato che anche i musulmani adorano l’unico Dio, creatore del cielo e della terra, gli rendono culto con preghiere, elemosine e digiuno, e dunque che bisogna esercitare sinceramente la mutua comprensione e promuovere insieme la giustizia sociale, i valori morali, la pace, la libertà.
Ha quindi concluso, don Giancarlo, ricordando l’affermazione di Papa Paolo VI che «la missione della Chiesa, oggi, prende il nome di dialogo».
La professoressa Giovanna De Sensi Sestito ha richiamato le tappe del cinquantennale cammino della Chiesa sul terreno del dialogo interreligioso come fondamento della pace mondiale, dall’istituzione della Giornata della Pace il primo gennaio 1968 da parte del Papa Paolo VI, ai viaggi sempre più numerosi dei Pontefici in tutto il mondo come pellegrini di pace, ma anche le difficoltà crescenti del dialogo fra Cristiani e Musulmani dopo la nascita di Al-Quaeda e gli attentati terroristici organizzati in tutto il mondo, e soprattutto dopo il 2013 con la creazione di uno stato territoriale islamico in Iraq e Siria (ISIS) e la sua guerra senza regole e senza quartiere che ne è scaturita col mondo occidentale e con lo stesso mondo arabo di orientamento religioso e politico diverso.
Tutta la complessità della situazione che ha scavato un solco profondo di odio e di diffidenza reciproca fa capire l’importanza epocale della faticosa ripresa del dialogo, della paziente tessitura dei momenti di incontro per riconoscere reciprocamente i principi su cui costruire un terreno di convergenze e poggiare su di essi lo storico Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi a febbraio da Papa Francesco e da Ahamed al Tayeb, il grande Imam dell’Università di al-Azhar del Cairo, massima autorità religiosa del mondo islamico sunnita, fedele ai precetti di Maometto.
L’analisi del Documento proposta da Giovanna De Sensi ne ha fatto risaltare l’importanza, a cominciare dalla premessa, che esprime la piena condivisione fra i due leader religiosi del valore trascendente della fede in Dio creatore dell’universo che rende fratelli tutti gli esseri umani, della visione del mondo contemporaneo tra luci e ombre, e di un impegno operativo comune.
Quanto al testo vero e proprio, la De Sensi ha sottolineato il fortissimo impatto della dichiarazione iniziale dei due Capi religiosi di scrivere «a nome di Dio, dell’anima umana…», dunque a nome di tutti i credenti, decisi ad adottare la cultura del dialogo, e a non sottrarsi alla responsabilità religiosa e morale di reagire ad un silenzio internazionale inaccettabile di fronte ai mali del nostro tempo.
Da qui la condanna netta dell’estremismo religioso, dell’intolleranza, del terrorismo, dell’uso distorto delle religioni per incitare all’odio, alla violenza, alla discriminazione, e la denuncia delle enormi ingiustizie, dell’anestetizzazione della coscienza umana, del deterioramento dell’etica, dei valori spirituali, del senso di responsabilità.
Da qui anche la riconferma del valori trascendenti e umani comuni, dalla fede in Dio creatore della vita, al necessario risveglio del sentimento religioso, al ruolo delle religioni nella costruzione della pace mondiale, alla protezione dei luoghi di culto, alla tutela dei deboli attraverso la forza della legge, alla giustizia, ai diritti di cittadinanza ed all’eguaglianza di diritti delle donne, dei bambini, degli anziani, il tutto racchiuso nel concetto di fratellanza umana.
In chiusura il Papa e il Grande Imam si impegnano a diffondere il Documento a tutti i livelli internazionali, nazionali e locali, perchè i principi enunciati si traducano in decisioni, leggi, programmi. Ma chiedono a tutti i credenti in Oriente e in Occidente di promuoverne la conoscenza e la diffusione attraverso scuole e università e tra tutte le persone di buona volontà.
Se il Concilio Varicano II aveva aperto la Chiesa all’elaborazione di questi principi, ha concluso la prof. De Sensi, ci sono voluti cinquanta anni perchè venissero accolti e sottoscritti in forma tanto solenne da un capo musulmano, il quale si è assunto il compito difficilissimo di far passare questi principi all’interno del suo mondo religioso, in un processo che non potrà non essere lungo. Tuttavia la via del dialogo è l’unica che possa essere perseguita, sulle orme di S. Francesco di Assisi che ottocento anni fa, in un momento di tregua durante la V Crociata, andò ad incontrare a Damietta il sultano: da allora i Francescani custodiscono la Terra Santa, e nei giorni 1-3 marzo 2019, a riprova che il dialogo continua, si sono incontrati a Damietta per celebrare la ricorrenza il Custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton e il Grande Imam, con rappresentanti del Papa e varie autorità degli Emirati Arabi.