di Dario Di Vico
Un numero secco e due proposte. Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia e vicepresidente di Assolavoro, l’associazione di categoria delle agenzie private, non ama i giri di parole e arriva subito al dunque: «I posti di lavoro a rischio in Italia sono 3 milioni. L’eredità del virus a livello economico sarà pesantissima, tutti i mercati ne usciranno completamente mutati». E i primi dati che gli sono arrivati sulla scrivania «sono sconcertanti»: il settore moda -36% nel primo trimestre, la distribuzione non food -50%, le macchine tessili -31%, rilievi a cui vanno aggiunte le previsioni nere di turismo e viaggi il cui fatturato è azzerato. Di conseguenza, secondo le stime preliminari di Adecco, «se le cose restano così, a legislazione invariata, perderemo un totale di 3 milioni di posti di lavoro». Il conto è presto fatto: nei primi due mesi 1,5 milioni li perderemo sotto forma di mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato che vanno in scadenza per lo più nei prossimi mesi. A questi vanno aggiunti altrettanti posti stabili persi a causa degli inevitabili licenziamenti dei lavoratori a tempo indeterminato che ci saranno in alcuni settori particolarmente colpiti — turismo, automotive — appena il governo sarà costretto a togliere il divieto di ridurre gli organici.
«Paghiamo la condanna del ricorso ai contratti a termine»
«Paghiamo, certo, la crisi pandemica ma anche le scelte sbagliate del governo Conte 1 — sostiene Malacrida — quando avevano condannato il ricorso ai contratti a termine. Le aziende si erano fatte carico, seppur controvoglia, di una decisione piombata dall’alto e i dati successivamente avevano registrato una crescita dell’occupazione fino a novembre 2019, nei primi 12 mesi di vigenza della legge Di Maio». Da quel mese in poi niente più fino alla stagione del virus «che per colpa di quel decreto finisce per inasprire la più grande crisi del lavoro del nostro Paese». Che cosa si può fare? «In prima battuta limitare i danni. Sospendiamo la causale introdotta dalle norme del 2018 per i rinnovi e le proroghe e ripristiniamo una legislazione sul lavoro più moderna che garantisca la buona flessibilità. Bisogna far presto». E la seconda proposta? «Lavorare sull’occupabilità delle persone sfruttando lo stop lavorativo che avranno. Completiamo le ore di cassa integrazione con percorsi formativi volti ad adeguare le competenze necessarie per la nuova economia che ci troveremo a gestire». Quando il mercato ripartirà ci sarà bisogno di un mix di competenze diverso. I lavori più richiesti saranno infermieri e operatori socio-sanitari, operai specializzati nel plexiglass, addetti al confezionamento farmaceutico, esperti in sanificazione, piloti di droni ed esperti di layout per gli uffici che stanno cambiando volto. «Se non ci svegliamo per tempo rischiamo di arrivare totalmente impreparati. Il mio — chiude Malacrida — è un invito al governo a fare presto, il futuro dell’occupazione si gioca in questi giorni».
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