Il cristianesimo è una rivoluzionaria concezione di vita
Don Sturzo nasce a Caltagirone nel novembre del 1871 e compie i suoi studi in Sicilia, prima di venire ordinato sacerdote nel 1894. Qualche mese dopo la sua ordinazione si trasferisce nella Roma di Leone XIII per compiere gli studi universitari presso l’Università Gregoriana. Fu durante la sua permanenza a Roma che, colpito dalle estreme condizioni di povertà della popolazione, si sentì toccato da quella che egli stesso definì una seconda vocazione, quella politica. In effetti, cominciò a maturare in lui l’esigenza di portare quello stesso rigore morale, filosofico, etico che aveva caratterizzato i suoi studi in una società che aveva bisogno di urgenti e radicali riforme per sanare le proprie piaghe.
Alla base del pensiero del sacerdote siciliano, infatti, sta l’intuizione semplice ma geniale, come semplice e geniale fu l’intuizione di Newton della forza di gravità, che il cristianesimo è, in definitiva, una rivoluzionaria concezione di vita che anima dal di dentro tutto il vissuto dell’uomo. Scrive Sturzo: «Il cristianesimo opera nel campo sociologico un’inversione e un riordinamento di valori. La socialità non è che una proiezione dell’individuo; […] il ritorno dell’individuo a base di ogni valore sociale è una conversione e restaurazione». Quindi il cristianesimo, proprio perché pone al centro di ogni interesse l’uomo, non è e non può essere avulso da tutto ciò che è dell’uomo.
Ecco perché non solo non ha senso per il cristiano rimanere rintanato in sagrestia, ma, così come Cristo ha permeato di sé tutto il vivere umano, il cristiano, in quanto uomo di Cristo, deve potenziare ed orientare al bene quanto lo circonda. È il messaggio che già si profila nel discorso pronunciato nel 1905 su “I problemi della vita nazionale dei cattolici”, in cui scrive, tra l’altro: «ora, io stimo che sia giunto il momento che i cattolici […] staccandosi dalle forme di una concezione pura clericale, […] si mettano a pari degli altri partiti nella vita nazionale, non come unici depositari della religione o come armata permanente delle autorità religiose che scendono in guerra guerreggiata, ma come rappresentanti di una tendenza popolare nazionale nello sviluppo del vivere civile, che vuolsi impregnato, animato da quei principi morali e sociali che derivano dalla civiltà cristiana, come informatrice perenne e dinamica della coscienza privata e pubblica». In questa prospettiva, il cristianesimo può essere abbinato ad uno dei tratti che potremmo definire qualificanti della natura umana: la razionalità.
Non esiste opposizione tra razionalità e cristianesimo; affermazione, questa, che porta dritto dritto alla identificazione tra l’uomo-essere razionale e l’uomo-immagine di Dio. In effetti, tutto il pensiero etico, giuridico, politico di Sturzo ruota intorno alla concezione dell’uomo immagine di Dio.
In effetti, non è pensabile che il cristiano non si interessi di problemi sociali; al contrario, proprio in quanto consapevole della propria dignità di immagine di Dio, si adopera per “umanizzare”, cioè elevare a Dio, tutta la realtà in cui vive ed opera.
È evidente il forte senso della storia, della storia presente, quella che siamo chiamati non solo a vivere, ma ad interpretare ogni giorno. Certo il passato ci è prezioso, ma solo nella misura in cui ci aiuta a capire quanto è accaduto e quanto accade oggi; tuttavia non può esserci utile a prevedere il futuro, che è in definitiva imprevedibile. Anche in questa concezione della storia Sturzo si lascia dietro le spalle una visione ciclica per aprirsi ad una visione dinamica: il dinamismo frutto di quello Spirito Santo che conduce ed anima le vicende umane. Si sa, i grandi uomini sono animati da grandi prospettive, e don Sturzo non fa eccezione: nutre la speranza che in un futuro l’umanità intera possa ritrovarsi in unità, realizzando quel profondo anelito all’Unum che è in ogni uomo: «One world è oggi un bel sogno che è realizzabile solo in un lontano domani; bisogna avervi fede, in quanto grande ideale, che solo potrà realizzarsi se gli attuali componenti del futuro one world abbiano anche la medesima fede nei valori morali della società (che sono effettivamente valori cristiani) e nella preminenza della giustizia sulla utilità e della legge sulla forza». Siamo nella dimensione della cattolicità, intesa nel senso etimologico di “universalità”, che supera il concetto di globalizzazione di cui tanto si parla, perché si fonda sul rispetto dell’uguaglianza, della giustizia, della libertà.
In definitiva, forte della solidità del proprio bagaglio culturale, don Sturzo ha in animo una politicizzazione della cultura, cioè una cultura posta al servizio della polis, libera dai lacci di una concezione elitaria, così diffusa anche nell’alto clero del tempo, che la vedeva, invece, come un bene riservato a pochi.
L’attenzione per il pensiero del sacerdote siciliano è segno di un interesse che va sicuramente al di là dell’attività politica cui solitamente è associato il suo nome. È evidente che don Sturzo appartiene, più che ad un momento storico particolare, alla storia dell’Uomo, per l’incisività e la novità del suo pensiero e per il coraggio con cui lo ha coerentemente diffuso.
Rachele Via