La seconda metà del XIX secolo fu un periodo della storia turbolento. Dinanzi all’incedere del capitalismo, un ampio complesso di ideologie venne alla luce con l’intento di trasformare radicalmente la società. Il mondo cattolico fu investito dal flusso imponente del dinamismo sociale. Molti cattolici furono sedotti da sirene ideologiche che non avevano, tuttavia, lo scopo soltanto di correggere le ingiustizie sociali, bensì la pretesa di introdurre un’antropologia innovativa.
È in questo contesto che papa Leone XIII decise di promulgare l’enciclica Rerum novarum. Era il 15 maggio 1891, 125 anni fa, quando con questo documento la Chiesa prende posizione in modo netto sui gravi problemi sociali del tempo, getta una luce di verità in un campo costellato di dubbi, si pone come guida delle coscienze.
Con la Rerum novarum, il cattolico possiede finalmente una bussola da seguire per dirimere la confusione d’ordine sociale ed economico. Una “Magna Carta della Dottrina sociale della Chiesa che è ancora attuale”, per usare le parole di mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa. Mons. Crepaldi spiega la Rerum novarum, il senso del dovere dei cattolici in politica, l’importanza della “militanza cattolica”, che moderne correnti teologiche che vorrebbero invece estinguere.