di Enzo Romeo
L’enorme potere che l’uomo ha acquisito sulla natura impone un’etica della tecnologia. Ne è convinto Domenico Marino, 55 anni, professore di Politica economica presso l’Università mediterranea di Reggio Calabria e componente della task force dell’Agid (Agenzia per l’Italia digitale), dove si occupa delle applicazioni dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. «L’uso bellico del nucleare, le manipolazioni genetiche e il progressivo degrado dell’ambiente mettono a rischio la sopravvivenza dell’umanità», dice Marino, che per l’editore Rubbettino ha pubblicato di recente un libro dal titolo L’intelligenza artificiale. Saga fantascientifica o realtà scientifica? «La minaccia», spiega, «può assumere il volto di una guerra termonucleare o, come stiamo vedendo con il Covid-19, di un virus letale; o ancora, di un disastro ambientale che coinvolge l’intero pianeta».
L’ESSERE UMANO AL CENTRO
Marino, sposato con Maria e papà di Raffaello Pio, è ormai un docente di lungo corso. Col suo casco di capelli rossi ha però mantenuto l’aspetto da discolo che aveva da ragazzo, quando per tutti era semplicemente Mimmo. Un ragazzo cresciuto in Azione cattolica, di cui è stato segretario regionale del Movimento studenti e vicepresidente diocesano per i giovani, oltre che responsabile della Pastorale giovanile per la Calabria. «Ho iniziato la mia esperienza associativa a quindici anni ed è stata una palestra unica e irripetibile. Mi ha insegnato il confronto, l’arte del dialogo e della mediazione, l’inculturazione della fede. La pastorale nella scuola porta a confrontarsi con esperienze, fedi e ideologie diverse. Significa ogni giorno mettere in dubbio le proprie convinzioni, smontare il castello di certezze per poi ricostruirlo più solido di prima. In quegli anni ho imparato sul campo il significato della laicità, quello che Giuseppe Lazzati amava definire come “l’ordinare secondo Dio le cose temporali”». Poi è arrivata la laurea in Fisica, il master in Business administration, le ricerche sulla teoria del caos e della complessità applicate all’economia. «Si tratta di superare il pregiudizio illuministico, che vorrebbe l’economia come un mondo popolato di agenti totalmente razionali che prendono decisioni senza commettere errori. Il caos e la complessità in economia rendono questa scienza più umana e anche più interessante e imprevedibile».
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Ma torniamo all’intelligenza artificiale, e alla sua influenza sul piano ambientale. Dev’essere l’uomo a dettare le regole del gioco, mentre la macchina rimane uno strumento per la risoluzione di problemi. «La macchina è uno strumento neutro, né buono, né cattivo», spiega Marino. «Un drone può essere usato per l’agricoltura di qualità, ma anche per bombardare un ospedale. Lo strumento punta al risultato che l’uomo imposta. La macchina, per quanto dotata di intelligenza artificiale, dev’essere sempre supervisionata dall’uomo. Un’intelligenza artificiale non sarà mai in grado di cogliere, sulla base delle osservazioni che derivano dal suo sistema di sensori, la differenza sostanziale che esiste fra una bomba e i fuochi d’artificio. La supervisione oggi è abbastanza semplice; diventerà più difficile quando le capacità di calcolo e le potenzialità dell’intelligenza artificiale saranno molto superiori a quelle attuali, quando nasceranno le “super” intelligenze artificiali, di cui oggi non possiamo ancora neanche intuire le capacità». Oltre alla sicurezza, c’è la questione della giustizia sociale. La pandemia ha dimostrato che un virus non fa differenze tra ricchi e poveri, eppure ci si ostina a ignorare questo dato di fatto. «Quando ci si rapporta con ambiti così pericolosi si deve applicare, oltre al principio di precauzione, anche il principio dell’equità, cioè del far sì che gli sviluppi tecnologici siano sicuri e inclusivi, in modo che si riduca la forbice sociale e diminuiscano le disparità». L’attenzione a questo tema viene a Marino dalla prospettiva “meridionale” da cui guarda la realtà. «Le diseguaglianze creano in primo luogo una cattiva allocazione delle risorse. La fame del mondo che uccide ogni anno milioni di bambini non è causata dalla carenza alimentare, ma dall’iniqua distribuzione del cibo. Quando recitando il Padre nostro diciamo “dacci oggi il nostro pane quotidiano” non vogliamo garantirci egoisticamente il soddisfacimento del nostro bisogno individuale, ma più universalmente chiediamo che ogni essere umano abbia garantito il diritto primario alla nutrizione. La diseguaglianza è il male oscuro dell’economia mondiale, il peccato strutturale che inquina i rapporti economici. Contro questo male i cristiani sono chiamati a combattere non solo nelle scelte individuali, ma anche e soprattutto in quelle politiche e sociali, tenendo alti i valori della solidarietà e della giustizia sociale e difendendoli dai molti attacchi che ogni giorno subiscono da più parti. E questo vale per tutti i Sud del pianeta, dal nostro Mezzogiorno alle aree più povere dell’Africa».
La tecnologia secondo la Laudato si’
L’enciclica di papa Francesco sulla custodia del creato afferma che «l’umanità è entrata in una nuova era in cui la potenza della tecnologia ci pone di fronte ad un bivio». «Siamo gli eredi di due secoli di enormi ondate di cambiamento», fa notare la Laudato si’, fra cui «la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie». Papa Francesco scrive che «è giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità», perché «la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un L’ dono di Dio», come già affermava Giovanni Paolo II. «Tuttavia», continua, «non possiamo ignorare che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso dna e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere». Il problema è che «l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza». «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa». E mai come ora è davanti a un bivio: usare la tecnologia per il bene oppure per dominare e distruggere.