Relazione di Pino Campisi
Presidente regionale del Movimento La Nuova Frontiera dei Liberi e Forti
Nasce VAIMezzogiorno documento di impegno politico declinato in 10 punti
La Nuova Frontiera dei Liberi e Forti nasce dall’esperienza di dieci anni di Scuola della Dottrina Sociale. La sua costituzione come Movimento regionale risale a due anni fa. Inaugurato a Lamezia Terme alla presenza del già Magnifico Rettore della Cattolica, prof. Lorenzo Ornaghi. Oggi è una continuità di impegno che colloca il Movimento con sedi in tutte e cinque le province calabresi. Un Movimento ben articolato che promuove iniziative e proposte politiche di alto profilo, essendo la sua missione accompagnata e supportata da giovani professionisti ed esperti in diversi ambiti quali il lavoro, l’impresa, l’agricoltura, la cultura, il sociale. Il Movimento dei Liberi e Forti statutariamente non insegue progetti o proposte finalizzate alla rinascita di un partito cattolico. E’ piuttosto interessato alla creazione di classe dirigente, frutto di percorsi condivisi con la Scuola di Dottrina Sociale.
Il Mezzogiorno ha urgente bisogno di un “supplemento di valori per essere all’altezza della sua vocazione e delle attese di speranza di tutti noi. Il Manifesto dei L&F è una sfida, una rivoluzione di pensiero rilanciata dal basso, dalle potenzialità del nostro territorio. Noi saremo credibili nel tempo se sapremo dire ai giovani, che oggi stanno ai margini di una vita normale, che daremo il nostro impegno per realizzare delle cose serie. Se sapremo indicare e dire alle istituzioni che qui l’aria che respiriamo è quella di smantellamento, del disfacimento, del guardare altrove, del fuggire. Quindi bisogna intervenire con delle azioni specifiche, recuperare fiducia. In particolare di quelle generazioni che la lunga e logorante attesa ha spossato. Cosa volete che pensino i nostri giovani se Sturzo è una grande storia politica del nostro Paese, se poi il loro destino, che appartiene all’oggi, non trova ascolto e si concretizza in un progetto di vita e di lavoro. Ed è inutile persino la grandezza del progetto centenario, se poi migliaia di famiglie patiscono la povertà assoluta e noi rimaniamo fermi.
D’altra parte la decadenza dei partiti tradizionali si è materializzata perché la fiducia che era stata riposta nei loro statuti, nei loro congressi elitari e senz’anima, nelle loro conferenze programmatiche prive di visione, alla fine approdava negli egoismi e nella blindatura di alcuni privilegi. Certo, riconosciamo e abbiamo rispetto di tutti coloro i quali hanno lavorato nel silenzio e per il bene comune. La risposta però va data oggi e deve coincidere con il tempo della sofferenza di migliaia di persone che cercano di resistere e credere ancora in una possibilità. In questo io vedo Sturzo e sento camminare il suo pensiero, la sua coerenza e la sua visione che sono presenti qui stasera. La nostra forza deve nascere dal consenso nei luoghi dove c’è bisogno della voce della politica che costruisce qualcosa, deve essere partecipativa, deve essere istituzionale, fortemente legata al valore della famiglia, dei giovani, visti come forza generazionale che garantisce progetto e progresso. Istituzionali nel senso che devono ritornare ad essere luoghi di ascolto delle esigenze vere dei cittadini.
I 100 anni che noi intendiamo celebrare sono quelli della contemporaneità, quelli di oggi, aderenti alle problematiche del nostro tempo. Da qui nasce VAI Mezzogiorno, acronimo di (Visione Azione Innovazione), documento di impegno politico che presenta 10 punti di progetto, che è un impegno della nostra tracciabilità, di ciò che diremo nei territori che frequenteremo, che abiteremo. Dobbiamo una volta per tutte chiudere il passaggio a tutti coloro i quali, in modo liquido, inconsistente e autoreferenziale dicono delle cose e poi cambiano postazione, senza rispondere sulle cose dette, sugli impegni presi con la gente di Calabria.
I punti strategici di Vai Mezzogiorno sono: Il cittadino e la famiglia – Le potenzialità delle nuove generazioni – Impresa e patrimonio produttivo locale nella dimensione di una economia internazionalizzata – Made in Sud identità e imprese storiche – Patti relazionali territoriali – Conoscenza, cultura e innovazione tecnologica – l’impresa per la salute del Mezzogiorno –Le Università tematiche – Economia ecosostenibile e del ri-utilizzo – Le nuove competenze e nuova economia. Per tutto questo il nostro incontro non può avere un approccio convegnistico. Sturzo è progetto, è amministrazione, è rinnovamento. Noi dobbiamo superare ritardi storici: stamattina la Banca d’Italia ci allerta: siamo in recessione. E nella recessione, al di là delle analisi che da domani partiranno in ogni buon salotto politico, il primo a pagare un ulteriore prezzo della crisi sarà il Mezzogiorno, con la Calabria parte terminale della coda. Dobbiamo riprenderci la vocazione dei territori, nel senso civile ed economico-produttivo. Meglio come ci dice ancora Luigino Bruni << Dobbiamo esercitarci, insieme agli artisti, ai giovani, ai bambini, ai nuovi arrivati nel nostro Paese, a raccontare diversamente la nostra grande storia, i nostri valori, i nostri programmi economici, sociali e politici. Queste narrazioni sono lì nella vita normale e popolare della gente normale del nostro Paese e del mondo>>.
Dunque, parliamo di Sturzo non solo come fatto storico-celebrativo, che pur conduce ad una riflessione seria sulla condizione della politica oggi, ma andiamo in direzione di un pensiero orientato alle esigenze dei nostri giorni, ai nostri giovani e di un programma finalizzato al superamento del divario generazionale, che è il vero punto di rottura della nostra società e delle nostre famiglie, della politica, delle Università, degli economisti, degli imprenditori, della sociologia, della ricerca e della stessa Chiesa che pur nei mille modi di intervenire, anche in modo positivo ed importante, non riesce a stabilire un luogo dove affrontare questo dramma del XXI secolo, che rischia di travolgere o portare via il nostro vero patrimonio nazionale e culturale che è la grande risorsa giovanile. Unico pilastro per edificare il futuro. Abbiamo accumulato più o meno ricchezza, più o meno benessere, più o meno posizioni nella c.d. scala sociale. Eppure siamo degli infelici, drammaticamente infelici perché i giovani, i nostri figli rimangono nelle nostre famiglie senza un lavoro, senza una prospettiva, senza un loro progetto di vita. Secondo i dati della Fondazione Visentini, restano in casa fino a 38 anni. Questo è il divario generazionale: una sconfitta di milioni di genitori, inermi e vittime di una cattiva e urlata politica.
Allora, l’emergenza vera è dare risposte con politiche concrete. Come sturziani, come cristiani ci giochiamo la vera partita dell’impegno in politica, in modo pluralista e civico, perché le ferite di oggi sono più profonde di quelle di ieri. Senza questa direzione, che va segnata e resa decisiva, saremmo anche noi trascinati negli spazi insignificanti dei cercatori del partito cattolico che non c’è, non nasce e che forse verrà. Non possiamo più perdere pezzi del nostro presente, siamo dentro una società bloccata, di una economia da sopravvivenza, una fragilissima qualità della vita, una formazione professionale che va riformulata, con le aree industriali abbandonate a se stesse, viste ormai come luogo di insediamenti futuribili, che non arrivano mai. Con una denatalità che rompe la prospettiva della crescita demografica.
In buona sostanza vi è un sistema Calabria che fa fatica ad entrare nel sistema Centro Nord e Nord Est, laddove molteplici luoghi di ricerca preparano la loro Italia del domani, fatta di lavoro e istruzione di alto livello, che saprà dialogare con l’Europa innovativa e con il resto del mondo che chiede cose ben definite. Essere Liberi e Forti e sturziani senza questa consapevolezza significa fare “salottistica”. Per questo il manifesto di programma, è una sfida, una rivoluzione di pensiero rilanciata dal basso, dalle potenzialità del nostro territorio e dalla creatività dei nostri laureati, una proposta di visione con punti che approfondiremo insieme e attueremo con una metodologia condivisa. A partire dalla famiglia che si traduce in identità operosa per la stabilità e lo sviluppo economico del nostro Sud. Un punto strategico del nostro impegno è la capacità di convincere a creare percorsi adeguati a cammini di formazione, per le migliori energie giovanili del territorio, portatrici di nuove idee e prospettive di speranza, per rimotivare e moltiplicare tutti all’impegno condiviso come servizio verso la società ed esercizio “supremo” della carità sociale.
Nella formazione prima e nel lavoro poi, siamo tutti invitati a mettere al centro del processo educativo delle nuove generazioni la crescita integrale della persona. L’impresa deve affidarsi a divenire un’industria della creatività aperta all’apporto dei giovani talenti. Dobbiamo avere il coraggio di coinvolgere i creativi di Calabria in un progetto straordinario patrimonio artistico e culturale, cui si connettano le imprese.
Il Sud possiede imprese storiche attive da oltre 100 anni o da almeno tre generazioni. Questo patrimonio di presidi di alta qualità, di esperienza, di ricambio generazionale e di cultura del fare, va tutelato attraverso la continuità delle professioni e dei mestieri e con una apposita legge regionale. C’è la necessità di accogliere e creare la Comunità delle Imprese Storiche del territorio ed entrare in rete con le aziende centenarie di altre aree d’Italia e del mondo. Questo possiamo farlo se nasce, come nascerà, un luogo fisico per istituire cinque Patti relazionali territoriali, perché così le comunità saranno impegnate a promuovere la cultura dell’incontro. In concreto: la creazione di una rete efficace tra imprese locali che credono nel Sud e intendono entrare a far parte di una storia progettuale innovativa.
Punto centrale la “filiera etica” del lavoro e dell’impresa, che favorisca il coordinamento degli interventi e la concentrazione di energie su singoli progetti. In altre parole, un network di “Cittadini del Mezzogiorno nel mondo”, con l’obiettivo di catalizzare forze e intelligenze nelle istituzioni e nell’economia. Chiaramente a noi non sfugge che l’innovazione si esprime dove c’è integrazione e contaminazione tra il mondo delle imprese e quello della ricerca. Le Università dovranno costruire un nuovo dialogo con i territori, altrimenti anche i giovani del domani andranno a studiare in altre regioni. Il divario tra avanzamento delle conoscenze innovative, quindi Università, e mondo produttivo deve essere ridotto per un duplice vantaggio sociale: in primo luogo per generare lavoro qualificato e, inoltre, per le molteplici opportunità imprenditoriali stabili che ne derivano, in un mercato estremamente competitivo. Convinti che per contrastare una tendenza alla deindustrializzazione, il settore manifatturiero è chiamato ad affrontare le sfide legate all’aumento della specializzazione della domanda. Un salto tecnologico segnerebbe il passaggio dalla applicazione di tecnologie digitali a quello culturale del digitale.
Insomma, cari Liberi e Forti, noi abbiamo un compito ben preciso nella storia dei nostri giorni, che non sarà ordinario, che richiede un forte “mettersi insieme”, superando gli steccati di molte caste, alcune solo parolaie e per questo maggiormente dannose, altre che sopravvivono perché si alimentano nella condizione di minorità in cui versa la nostra regione. Noi siamo già una grande rete positiva straordinaria, di gente che ha la maturità e il senso del mettersi al servizio di questo bellissimo territorio.
Lamezia Terme 19 gennaio 2019